La sindrome dell’ultimo bacio

La sindrome dell’ultimo bacio
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Ieri sono stata all’ennesimo matrimonio, ma ho portato a casa qualcosa, questa volta.

Una sfumatura che ricalca i miei pensieri, delle riflessioni che mi piacerebbe condividere.

Non sono mai stata una gran religiosa, anzi.

A casa neanche i miei lo sono, sarà per questo.

Tempo fa mi ero definita laica in cerca, ma, se devo essere sincera, non sono “in cerca” più di tanto, dunque rimane un equilibrio statico di non curanza, per ora.

Dopo la morte di mia nonna ho sentito il bisogno di andarci qualche volta.

In realtà era un bisogno egoistico, non certo spinto da chissà quale vocazione: sentivo di non averle detto delle cose, e allora ho cercato di utilizzare l’unico mezzo di comunicazione che mi rimaneva.

Certo  non ho la certezza che le siano arrivate… ma almeno c’ho provato, non mi piace avere rimpianti.

Esaurite queste cose non ci sono più andata.

 

comunicazione difficile...

 

Eppure capitano delle messe, come quella di ieri, dove il prete riesce a toccare delle corde importanti, dove davvero, la religione fine a sé stessa, passa in secondo piano, per lasciare il posto a cose tangibili.

Ci troviamo in un’epoca delle passioni tristi, dove il benessere, gli esempi di chi ci precede, e, la società che ci circonda, spingono verso modelli ibridi di felicità acuta, ma scostante.

Modelli in cui ragazzi di 30 anni hanno la sindrome di Peter Pan, non curanti del tempo che passa e di chi gli sta vicino.

 

 

Ed è proprio questo l’argomento da cui è partito il prete per poi arrivare, invece, a ricercare quali siano gli ingredienti  per riuscire a costruire per davvero.

Perché sposarsi fa paura?

La risposta per me è abbastanza semplice… va articolata in due elementi:

1) E’ il “per sempre”, il doversi mettere in gioco, a spaventare. Quindi… il non dover fronteggiare delle avversità reali e tangibili c’ha portato ad essere dei molli senza palle (io no in realtà, ma rappresento un’insolita eccezione)

2) Apparteniamo ad una generazione che è cresciuta, in parte, all’insegna di esempi poco edificanti. Separazioni e divorzi che c’hanno fatto associare il matrimonio ad una sorta di punizione, di elemento negativo

Ed è come se la società, i miei amici, si dividessero in due categorie, quasi fossero due rive dello stesso fiume, che è la vita.

Da una parte ci sono quelli che costruiscono, come quelli di ieri.

Come i loro genitori, la maggior parte dei loro amici.

Credono nella famiglia, sono concreti, hanno dei valori. (Per loro provo una sana invidia)

Dall’altra quelli che distruggono, i senzapalle senza esempi edificanti.

 

due sponde...

 

Io appartengo alla sponda che non mi piace.

A malincuore aggiungo, perché visto il fallimento della mia, di famiglia, auspicavo ad avere dei punti fermi.

La vera riflessione del prete però non era incentrata su questo. Era, come dicevo, il punto di partenza.

Lui si interrogava, ci interrogava, sul segreto di chi ce la fa.

E sono tutti concetti che io condivido. Ma si sa… a condividerli bisogna essere in due.

Dialogo, comprensione reciproca, piedi per terra, fiducia nel vincolo (questa si di matrice religiosa, ma per me pure laica ha un suo perché), desiderio di costruire qualcosa di importante, impegno reale nel volerlo fare. Essere davvero l’uno la spalla dell’altro.

Io ero altalenante in questo, i concetti ci sono sempre stati, ma non ho avuto modo di esperirli in modalità di interscambio.

La questione finale poi era: come fanno quelli del popolo dei distruttori a fare propri tali concetti se non ce li hanno? Come  possono vincere le loro paure, riuscire ad avere fede (o laica fiducia) in determinate cose?

Per me il tutto sta nel… apprezzare quello che si ha.

Capire che la nostra felicità, il nostro benessere, è dato da piccole cose.

Troppo spesso ce lo dimentichiamo noi distruttori, perché non abbiamo avuto degli esempi costruttivi che ce l’hanno messo in testa ‘sto concetto, anzi.

I nostri genitori lo  hanno minato in tutti i modi, con fare da eterni adolescenti.

E quindi ci ritroviamo all’alba dei 30 alla ricerca di espedienti, di entusiasmi, che ci permettano di dare colore a delle scelte troppo difficili, nella speranza di trovare quello giusto che possa renderle più consapevoli. Più nostre. Definitive.

Quasi che ci debba arrivare, da un momento all’altro, “l’aiuto da casa”.

Ci nascondiamo dietro il lavoro, la carriera, le esperienze che ci mancano… sono tutte inutili scuse per procrastinare ciò che davvero ci spaventa.

 

colorare stocazzo

 

 

Poi ti capitano delle cose, come è successo a me, che ti riportano alla realtà. Ed hai la fortuna di capire i meccanismi.

Ti rendi conto del valore degli affetti.

Inizi a provare repulsione per quest’aridità storica, per chi ne fa parte.

E se prima ti sentivi un deserto inizi a vederti giardino.

E non hai più voglia di permettere ai distruttori di farci la pipi sopra.

 

giardino

 

Scegli veramente, quindi, da che parte stare.

E il matrimonio, il per sempre, saranno solo formalità. Anche omettibili in realtà.

Perchè lo dice pure Accorsi, nel monologo che ho postato ” e allora è questa la felicità? io penso di si”.

Anche io.

 



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